Trame d’artista, Il tessuto nell’arte contemporanea
Marina Giordano, Trame d’artista, Il tessuto nell’arte contemporanea, Milano, Postmedia Books, 2012 256 pp. 144 illustrazioni, 22,50 euro.
ISBN 9788874900794
Da tempo si parla di arte tessile, di Fiber Art o di altre espressioni artistiche che usano come mezzo privilegiato materiali e pratiche tessili, si citano come ispirazione la grande fucina della Bauhaus e le avanguardie storiche del primo novecento, la generazione artistica del secondo dopoguerra negli USA.
Si discute, si aderisce, ci si riconosce o meno in una definizione, un’etichetta, una scuola.
Ma cosa sia l’arte tessile, le sue motivazioni, le sue necessità, i riferimenti non è sempre chiaro. Le informazioni sono disseminate in articoli di riviste, testi di cataloghi, brochures, siti web, più raramente in saggi o scritti articolati, almeno qui in Italia.
Anni fa uscì “Di stoffa in stoffa. Tessuti dell’arte contemporanea da Alberto Burri a Rosemarie Trockel” di Giandomenico Semeraro, un saggio a suo tempo recensito da Luciano Ghersi nel suo storico blog Tessimilia: “la stoffa è sempre stata, quando non addirittura un soggetto, certamente un tema e un oggetto per la pittura […]. Poi arriva l’arte contemporanea che, bontà sua, sacralizza ogni materiale, comprese le stoffe: i sacchi di Burri, i feltri di Beuys, le gigantesche fodere di Christo e via incollando, assemblando installando e performando… “
Semeraro mostra lavori di artisti celebri, molti dei quali usano i tessuti in modo saltuario. Non fa riferimento a quelle correnti che si riconoscono sotto etichette quali Fiber Art o Textile Art e che ne stabiliscono la nascita in parallelo con l’organizzazione delle mostre biennali di arazzeria a Losanna.
Il volume che dedica al tema la storica dell’arte Marina Giordano – laureata a Palermo e ivi docente di Storia dell’arte contemporanea – finalmente esamina l’argomento da molti punti di vista, in prospettiva storica.
Interessata ai rapporti fra arte e identità di genere ed all’arte delle donne dall’inizio del XX secolo a oggi si è occupata della vicenda artistica di Sonia Delaunay e poi di molti artisti, molti dei quali donne, che hanno fatto del filo e dei materiali tessili un mezzo privilegiato.
Il lavoro è suddiviso in capitoli a loro volta organizzati cronologicamente: ponendo come premessa l’interesse per i materiali tessili, negli aspetti formali, simbolici e sociali da parte di artisti delle avanguardie storiche e figure fondamentali quali la citata Sonia Delaunay, Gunta Stözl ed Anni Albers, l’autrice illustra importanti stagioni delle arti visive del Novecento e dedica un capitolo all’evoluzione dell’arazzeria classica verso forme autonome di espressione artistica e la nascita di quella corrente artistica che va sotto il nome di FiberArt.
Interessanti i capitoli dedicati all’arte Povera (corrente che ha oramai conquistato i principali musei internazionali e le aste di Sotheby’s) e alle sperimentazioni degli anni ’70 e la Feminist Art di artefici come Judy Chicago o Miriam Shapiro, che affermarono il valore della decorazione e di tecniche quali la maglia o l’uncinetto.
Sfortunatamente le molte foto di corredo al testo sono pubblicate in bianco e nero ma in compenso l’ampia e documentata bibliografia che conclude il volume è uno strumento prezioso per tutti coloro che volessero ulteriormente approfondire la materia.
Un libro che colma una lacuna, quindi, scritto da una storica dell’arte che conosce artisti e lavori della Fiber Art e che sa collocarli nel panorama delle arti visive degli ultimi decenni.
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