Dentro il Verziere a Lottozero – con Graziella Guidotti
Due giorni fa, il 27 febbraio, si è tenuto il finissage della mostra personale di Graziella Guidotti, allestita presso Lottozero a Prato.
Artista, artigiana, designer, ricercatrice, storica del tessuto, fondamentalmente una profonda curiosa che ho avuto la fortuna di incontrare sul mio cammino anni fa frequentando il Corso di Laurea in Progettazione del Tessuto.
Un finissage con intervento di Graziella Guidotti, alla quale avevo promesso giorni a dietro, che sarei andata a vedere la sua mostra (chi mi conosce, sa che ogni promessa per me è un debito).
Sono andata prima dell’ora convenuta perché volevo vederla da sola, senza distrazioni e con somma gioia ho scoperto un magnifico suo lavoro durato anni (una decina arrotondati per difetto), nato dalla fascinazione per uno scritto: lo studio della storia che l’ha ispirata, la ricerca dell’intreccio, lo studio dei colori e la scelta degli elementi da rappresentare.
Il lavoro si incentra su un manoscritto in rime fiorentine conservato nella Biblioteca Riccardiana di Firenze, in cui si narra una vicenda cavalleresca romantica e tragica, la cui trama è ripresa da un romanzo francese.
La vicenda, nel 1350, fu scelta in occasione del matrimonio di Paolo Davizzi con Lisa Alberti come soggetto per decorare la camera di quello che oggi è il Museo di Palazzo Davanzati, museo che da vera studiosa la Signora Guidotti non ha mancato di andare a riscoprire de visu.
Il risultato è la produzione di 24 pannelli fantastici aderenti alla vicenda narrata, ma allo stesso tempo singolarmente efficaci, tanto da riuscire a vivere ognuna di vita propria.
Il suo intervento, che ho ascoltato attentamente in mezzo a molte persone, conosciute e non, venute per l’occasione, ha riaperto un cassetto di ricordi legato al periodo di studi ed allo stesso tempo mi ha trovata pienamente d’accordo nel pensiero che la tessitura sia un’attività che richiede non solo capacità manuali e inventive, ma anche molto ragionamento e molte conoscenze trasversali.
Conoscere a fondo una tecnica, sviluppare un’abilità progettuale e fattiva, scegliere attraverso le conoscenze acquisite quelle che più si confanno al progetto, richiede oltre alla mera conoscenza, anche una grande passione; due qualità che si nutrono in modo imprescindibile di curiosità.
Sono infatti sempre più convinta che il dono della curiosità sia ciò che mi spinge alla conoscenza e alla crescita personale, emotiva, artigianale ed artistica; quindi poter comprendere che questa mia convinzione sia condivisa con una delle persone che più stimo personalmente e tessilmente parlando, mi ha fatto enormemente piacere (hai visto mai che arrivi a 90 anni con la sua stessa vivacità mentale!).
Benché il disegno tecnico tessile sia un linguaggio binario (i profani si meraviglieranno di questa verità: binario proprio come il linguaggio del computer), progettare un tessuto, che nell’immaginario collettivo appare come una superficie piatta, richiede lo studio ed un approccio come se fosse trattata una costruzione tridimensionale, con tutte le difficoltà del caso.
Accettare la sfida, affrontando qualcosa di nuovo che ti si pone davanti, anche se non è quello che avresti pensato per te, che vada poi bene o male alla fine poco importa, conta l’essersi messi alla prova, acquisire la coscienza delle capacità che si sono raggiunte e solo un curioso ha l’ardire del tentativo, perché non ha paura di fallire, ma vuole soddisfare la sua necessità di conoscenza.
Per un curioso, ci sarà sempre un nuovo gradino da salire sulla scala della conoscenza. Ad maiora.
Commenti (1)
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Parole che aiutano nella sfida che non vale solo per chi tesse ma, in generale, per quanti si approcciano alle arti come disegno, pittura, acquarello, feltro ecc. Grazie.