Una settimana a Scuola!
Tornati da un paio di giorni dalla Valcamonica e dopo aver fatto ordine nelle molte foto scattate, eccoci a raccontare con immagini e parole la prima edizione della Scuola Estiva di Lavorazione di Lane Locali che si è svolta dal primo all’otto di agosto presso il Museo della Riserva delle Incisioni Rupestri di Nadro.
Claudia Comar, all’avvio della settimana, ha parlato di lana e di pastorizia, di raccolta di lane locali e della loro lavorazione a quindici fortunate iscritte.
Nella primavera 2019 l’instancabile Annalisa Biancardi De Luca aveva dato vita a Raccoglitrici di lane locali, un nucleo d’interesse sulla lana e le attività che vi gravitano attorno. Organizzare la Scuola è stato un ulteriore passo avanti: il progetto, formalizzato a dicembre, ha iniziato ad esser promosso sui social raccogliendo subito molte adesioni. Fino a metà luglio non sapevamo se il progetto si sarebbe potuto concretizzare: le incertezze circa la pandemia pesavano.
Fortunatamente, usando mascherine e misure prudenziali per quel che riguardava la sistemazione in ostello ed il consumo dei pasti, la Scuola è stata attivata ed è stato uno dei pochi se non l’unico incontro di questa sfortunata annata.
Il programma, prefissato ma non rigido, ha visto tutte le partecipanti cimentarsi nella filatura, tintura e feltratura della lana. I quattro telai a pettine liccio hanno visto all’opera otto neo tessitrici, divise in due gruppi.
Niente è stato dato per scontato: si partiva da zero, anche se qualcuna aveva già fatto qualche esperienza a telaio o nella tintura.
Chi eravamo?
Innanzitutto Annalisa Biancardi De Luca, appassionata raccoglitrice di lane dai primi anni 2000 e attiva organizzatrice di gruppi d’acquisto, scambio abiti usati e attività destinate alle donne. Ha organizzato la Scuola in ogni aspetto.
Claudia Comar è un’artigiana magliaia che si interessa da tempo alle lane locali stabilendo relazioni con molti allevatori e trasformatori lungo tutta la filiera; il suo intervento all’apertura della settimana è stato molto interessante ed ha attivato un’articolata discussione a più voci.
Quattro le insegnanti coinvolte: Eva Basile – che qui scrive – è stata chiamata ad fornire i rudimenti della tessitura. Ai quattro telai a pettine-liccio si sono alternate otto allieve, usando lana locale bianca e moretta.
Carla Camocardi ha insegnato a filare, prima col fuso, poi con il filatoio ad alette.
Lane greggie e colorate si sono trasformate in fili più o meno sottili, ad uno e poi a due capi.
Cristiana Di Nardo si occupa di feltro da vent’anni, interessandosi alle culture tradizionali centro asiatiche che ha potuto conoscere viaggiando in quelle terre. Nel suo primo intervento didattico ha stimolato le presenti ad interpretare i motivi rituali incisi dalla civiltà camuna, mettendoli in relazione con analoghi motivi delle tradizioni asiatiche.
Bellissimi toni del rosso, del viola e dei gialli sono stati ottenuti da diverse piante tintorie grazie all’esperienza ed i consigli profusi da Laura Dell’Erba, che ha anche guidato le presenti a conoscere le piante da cui ricavare i coloranti ed ha spiegato come usarle a mo’ di matrici per la stampa diretta, tecnica che da qualche anno è nota come ecoprint.
Vivace e composito il gruppo delle partecipanti. Qualcuna possiede dei piccoli greggi di pecore e desiderava informarsi su come valorizzarne le lane.
Altre sono interessate alle autoproduzioni, animano fattorie didattiche o dipartimenti didattici di musei d’arte contemporanea.
Altre ancora erano spinte dall’amore per la manualità e per la natura.
La voglia di immagazzinare più informazioni possibili si è concretizzata in centinaia di foto, spezzoni video, taccuini pieni di appunti e… interminabili ore di lavoro.
Ovunque ci girassimo trovavamo qualcuno che feltrava, filava o discuteva di mordenzature.
La tessitura dei lavori finali si è protratta nelle stanze della foresteria, fino a notte: dopo aver sperimentato e campionato tessiture a più colori e le diverse tecniche per ottenere traforati, ciascuna allieva si è cimentata nella progettazione e realizzazione di un lavoro personale.
La filatura, tecnica nella quale occorre affinare la manualità, è stata praticata in ogni ritaglio di tempo.
Grazie ai preziosi i consigli di Carla Camocardi nel giro di poco tutte avevano da mostrare il prodotto dei propri sforzi, chi più chi meno.
Qualcuna nel giro di un paio di giorni era già capace di filare fili sottili ed uniformi, destando in chi scrive non poca invidia!
Venerdì, ultimo giorno in cui tutte eravamo presenti, la Scuola si è aperta al pubblico.
Abbiamo accolto ed intrattenuto i turisti che si affacciavano al museo, incuriositi da tanto fervore e dai mucchi di lana pronta da filare
Da poco distante è giunto Francesco Mangia con i suoi bottoni ed i suoi accurati lavori in legno.
Ha portato con sé la sua ruota con la quale produceva uno splendido filato in alpaca nera, da fibra avuta da allevatori trentini.
E mostrava l’uso dei suoi fusi coloratissimi, anche a chi scrive, curiosa ma maldestra allieva.
Le giornate sono volate, accompagnate quasi sempre dal sole e quindi dalla possibilità di stare nella corte interna al museo rispettando il distanziamento senza necessariamente dover sempre indossare le mascherine.
Si sono fatti confronti fra le ruote per filare di diversi produttori, analizzandone pregi e difetti e ovviamente ciascuna giurava che la migliore fosse la propria!
Ma l’attività più scenografica ed esaltante è stata la tintura: vedere emergere colori così belli e saturi e notare come su ogni fibra le nuances fossero lievemente diverse è stato davvero esaltante.
Le mani erano ancora impegnate a filare, quando Laura Dell’Erba ha iniziato a spiegare come trattare i filati e le fibre per prepararle alla tintura.
Ciascuna ha preparato matassine e campioni di diverse lane da immergere nei bagni di mordenzatura ed ha atteso che si compissero le reazioni chimiche e si freddassero i bagni: si sa, lo choc termico induce infeltrimento, guai a sciacquare anzitempo i materiali nelle fresche acque della fontanella antistante il museo!
Splendide le tinte ottenute che abbiamo ammirato a lungo mentre filati e lane cardate o ancora da cardare asciugavano sullo stendino all’ingresso delle stanze adibite ai corsi di feltro e preparazione delle fibre per la filatura.
Venerdì mattina, l’ultimo giorno, abbiamo diviso i filati in tante matassine, da consegnare a tutte le partecipanti: un cartellino scritto la notte precedente riportava la ricetta ed il materiali utilizzati.
E poi… tutte allineate per la foto finale, con qualche rimpianto e qualche lacrimuccia, una settimana è volata in un baleno.
Non potevano mancare Tania e Manuela, le due fantastiche cuoche che hanno preparato gli ottimi pasti e Lola, la cagnolona nera sempre incollata ai piedi di Annalisa. Francesco in questa foto non guarda in camera e Paolo, cronista visivo di queste formidabili giornate, era, come sempre, dietro alla macchina fotografica.
Un grazie di cuore a tutti: all’anno prossimo!
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