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Moda, design e sostenibilità

Kate Fletcher, Moda, design e sostenibilità, Milano, Postmedia Books, 2018 – 172 pp. 43 ill.
ISBN 9788874902057

Da qualche tempo gli effetti disastrosi dell’inquinamento globale sono un tema ricorrente nei mezzi di comunicazione ed una preoccupazione collettiva. Immagini terribili di mari e di fiumi invasi da detriti di plastica hanno concorso ad allertare le coscienze, tanto che la UE ha stabilito che la plastica usa e getta per alimenti venga bandita entro il 2021.
Da anni si parla di questi problemi, finalmente ne stiamo prendendo atto. Una delle industrie che impattano di più sull’ambiente è quella della moda: è così da secoli, se ci pensiamo.

La produzione ed il consumo di moda hanno avuto una crescita esponenziale, negli ultimi vent’anni, con l’abbassamento significativo dei prezzi e un parallelo aumento dei consumi: se 80-50 fa molti si vestivano con abiti confezionati in casa o in sartoria via ,via nel tempo si sono imposti prima il prêt-à-porter, poi il pronto moda e adesso il fast fashion con un’accelerazione del ciclo produzione-consumo-scarto mai vista prima.

Kate Fletcher si occupa di queste tematiche da tempo: insegna design della sostenibilità presso il London College of Fashion e pubblica saggi su questi argomenti dal 2004.
In un articolo per la rivista inglese The Ecologist ha coniato il termine Slow Fashion, mutuandolo dal movimento per una filiera alimentare responsabile, ecologica e di qualità.
Gli stessi principi si devono applicare anche al sistema moda, secondo Fletcher.

Il tema dell’obsolescenza, molto sentito nel sistema moda abbigliamento, viene analizzato da più punti di vista. Si apprende che la scarsa qualità dei materiali impiegati in molta moda di rapido consumo è più effetto che causa: un sistema basato su una presunta ed infinita crescita deve aumentare il numero delle vendite, con ogni mezzo. La globalizzazione ha offerto manodopera a basso costo e la possibilità di proporre capi a prezzi sempre più bassi. Non occorre, quindi, puntare sulla qualità dei materiali in un capo nato per durare una sola stagione.

Gli spunti sono molti, ma alcune delle esperienze proposte sono un po’ datate, visto che si fa riferimento in più casi ad elaborazioni nate in Inghilterra negli anni che vanno dal 2002 al ’14.

Il sistema moda in Italia ha accettato con ritrosia di affrontare il tema della sostenibilità, Alessandro Castiglioni nell’introduzione elenca tre ordini di fattori, estetici, politici e tecnici. Scelte da fare, nella progettazione, nell’organizzazione della filiera, nello studio di materiali nuovi e compostabili.

Nei diversi scritti che compongono il volume incontriamo concetti politici come decrescita, post-crescita, capitalismo: chi studia la moda, da noi, generalmente si occupa di storia e di aspetti formali.
Eppure la moda, nella letture dell’autrice non ne esce demonizzata: non è un fenomeno frivolo ed inessenziale da opporre al concetto di abbigliamento inteso come risposta a bisogni essenziali di protezione.
E’ un sistema complesso avente funzione sociale e simbolica, che lega economia ed arte.
Pur con i suoi difetti questa raccolta è una lettura stimolante, i riferimenti bibliografici ed i riferimenti a diverse ricerche sono molto ricchi, la Fletcher è sicuramente un’autrice da tenere sott’occhio.

E’ possibile leggerlo anche on-line, sulla piattaforma ISSUU

Eva Basile

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