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Intrecci del Novecento

A c.di Tabibnia M. e Giuliano V., Intrecci del Novecento Arazzi e tappeti di artisti e manifatture italiane, Milano, 2017; 480 pagine, 29,5×24,5 cm, 550 illustrazioni, 65,00 euro.
ISBN 9788890271083 

E’ stato l’evento dell’anno nell’ambito della fiber art, ma non solo, quello costituito dalla mostra inaugurata  in Triennale il 12 settembre 2017. Promossa dallo studio di Moshe Tabibnia, noto antiquario di tappeti e tessuti antichi, il percorso, costruito insieme a Virginia Giuliano, è il frutto di una esaustiva ricostruzione della attività svolta nel secolo scorso dalle arazzerie italiani. 

Ho avuto modo di accompagnare in visita artisti, amatori e collezionisti, tutti in vario modo meravigliati dalla quantità e qualità. In molti casi erano esposti gli studi preparatori, i bozzetti. Anche se non sempre la traduzione nel medium tessile appariva adeguata, nella maggior parte dei casi il pubblico ha avvertito la forza semantica di materiali e procedimenti tecnici che diventano tutt’uno con il linguaggio.  

Di grande valore critico e scientifico il catalogo che offre un panorama completo e documentato delle manifatture italiane. Tutte, purtroppo, hanno cessato la loro attività ad eccezione dell’arazzeria di Penne, in Abruzzo, di cui sono state esposte alcune opere degli anni  ’50 unitamente alle produzioni più recenti. 

Alcuni hanno lamentato l’assenza in mostra di altre declinazioni del tessile ma la mostra era volutamente centrata sugli arazzi (benché con alcune “varianti” come gli arazzi “ricamati” o i collages tessili.  Ciononostante i curatori hanno voluto aprire uno sguardo ulteriore agli sviluppi più recenti ospitando sia in mostra, sia in catalogo, ricerche tessili oltre l’arazzo.  Centro propulsore di tutte le innovazioni nella fiber art è stata sicuramente la Biennale di Losanna, come si evince dal aggi di Giselle Eberhard Cotton. A seguire un “dizionario” aggiornato dei più significativi esponenti italiani in relazione al panorama internazionale, curato da Renata Pompas . 

La conclusione, affidata a Livia Crispolti, sulla didattica tessile, è preceduta da alcuni giovani esponenti che ho proposto in quanto rappresentativi degli intrecci tra fiber art e contesti sociali o intrecci multidisciplinari.  Questa apertura alle ricerche più recenti nel campo della fiber art hanno avuto il suo corrispettivo in mostra con le opere  esposte di Paola Besana,  Paola Bonfante e Marialuisa Sponga. 

Il catalogo si qualifica quindi come uno strumento indispensabile per chi opera, a qualunque titolo nel settore rappresentando un punto fermo della ricerca e della ricostruzione storica. Le manifatture di Nervi, Esino Lario, Penne, quelle di Palmisano e Sassa tornano alla luce grazie a specialisti come Matteo ForchesatiGianni Franzone, Maria Taboga,  Elda Danese  e Virginia Giuiano. 

Interessante anche il saggio dedicato alla committenza: la grande stagione dei transatlantici arredati con arazzi monumentali è rievocata nel saggio di Elda Danese e non fa che acuire la mancanza di una attenzione “pubblica” a questa settore dell’arte così vivo invece in altri paesi come, ad esempio,  la Gran Bretagna. 

Gli esordi futuristi del tessile, in apertura di catalogo, sono raccontati da Enrico Crispolti e la sua fortuna alle Biennali di Venezia e Monza  documentate nell’intervento di Doretta Davanzo Poli. 

Un plauso quindi a questa iniziativa privata che ha saputo collocare la fiber art nel contesto più ampio delle vicende storiche demolendo l’idea, infondata, di una marginalità di questo filone dell’arte contemporanea. 

Gabriella Anedi – Curatrice e critica d’arte – www.fiberartand.it 

 

 

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