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Quaderni di Tintura Naturale

AAVV. Per erbe e per tinture nel Parco del Gran Sasso e Monti della Laga, quaderno n°4, Associazione Maria Elda Salice, Milano, 2008. pp.132 ill. colori – corredo di campioni di tessuto

Nel 2000 l’associazione Tintura Naturale Elda Maria Salice si è data un obiettivo importante: “rilevare l’esistenza delle piante tintorie spontanee in diversi ambienti naturali del paesaggio italiano, studiarne l’insediamento e le caratteristiche morfologiche, testarne i principi tintori e quindi documentarne gli esisti” 1

Sono finora quattro i quaderni pubblicati, relativi ad altrettante ricerche sul campo, condotte in ambiente mediterraneo nell’Arcipelago Pontino, nella Valcellina, in ambiente alpino, in Sardegna ed in Abruzzo, sul Gran Sasso.
Gli esiti delle prime sono pubblicati in agili quaderni a schede mobili nei quali ogni specie vegetale è documentata da una scheda che riporta il nome scientifico, quello popolare, un’illustrazione, le caratteristiche della pianta, il luogo di raccolta, il periodo dell’anno nel quale la raccolta è ottimale, la ricetta completa di tintura e un frammento di tessuto colorato seguendo le indicazioni della ricetta stessa. Le raccolte relativamente a Ponza e alle vallate alpine della Valcellina, in Friuli consistono di 20 schede ciascuna e di una introduzione. Più articolati gli apparati relativi alla seconda ricerca, arricchiti di un articolo scritto da Gina Morandini sulle tradizioni tessili locali.

La terza pubblicazione della serie, titolata Per Erbe e per Tinture in Sardegna, colori e tradizioni ad Atzara, ha i campioni di tessuto raccolti in un allegato. Della 46 specie testate sono state preparate le schede delle quindici di maggior interesse tintorio e facilità di reperimento. Il volumetto, stampato a colori in 80 pagine in un formato 15 cm x 15 illustra le specie vegetali in fotografia ed ha un corredo più ricco di notizie. Anche qui si trovano le schede relative alle piante testate, notizie sulla morfologia del territorio e sul metodo di lavoro adottato. E’ annotata anche la solidità della tintura, un elemento importante. Le ultime venti pagine sono dedicate alle tradizioni locali, riprese direttamente dalla voce di anziane tessitrici e tintori. Si apprende come in Sardegna la tintura vegetale fosse pratica comune fino agli anni ’50 del XX secolo e come l’introduzione dei colori di sintesi, le famose polverine Superiride si fosse sommata a precedenti abitudini dei tintori. Per aumentare la stabilità alla luce si usava aggiungere ai bagni di colore corteccia di leccio e di altre essenze ricche di tannini.
Una pagina del volume è dedicata alla tintura in nero dell’orbace, il tipico panno di lana follato sardo, che spesso veniva tinto dagli stessi addetti alle gualchiere. Le ricette riportate sono più d’una, tutte piuttosto articolate e prevedono l’uso di essenze locali rinforzato dal legno di campeggio, importato dall’estero. Altra tintura diffusa quella con i fiori di papavero, papauli in lingua sarda, usato per la tintura di fazzoletti in seta.

La pubblicazione più ricca di apparati e di pagine è quella dedicata al Parco del Gran Sasso e i Monti della Laga: siamo in Abruzzo, in un territorio ampio, che va dai 400 ai 1700 m s.l.m. composto da faggete, castagneti o dall’ambiente alpino di Campo Imperatore. Di circa 60 specie spontanee che hanno proprietà tintorie ne sono state scelte 21 per la pubblicazione, le altre sono elencate alle pp 20-23 del volume.
I campioni di tessuto tinti in tonalità che vanno dal giallo intenso al blu notte sono montati sulla copertina del volume, in modo graficamente molto piacevole, le schede, corredate di belle foto a colori e le ricette si trovano a metà del volume. A seguito di queste si trovano alcuni documenti interessanti: apprendiamo che la pastorizia, praticata da secoli nell’area, fosse all’origine di una fiorente attività tessile, che si svolgeva su più livelli, dalla tessitura e tintura domestica a quella artigianale fino a quella imprenditoriale. Data l’ampiezza ed articolazione di queste attività, in Abruzzo si importavano indaco e cocciniglia. Alla fine del XIX le società economiche si adoperarono per sostenete le attività agropastorali in difficoltà. La società di Chieti introdusse la coltivazione del cartamo, e nel territorio si trovano tutt’ora piante inselvatichite di cota tinctoria (camomilla dei tintori) e di guado, specie introdotte sul territorio nel secolo XVI per tingere i panni.
La storica del tessuto Erika D’Arcangelo firma il capitolo relativo alle tradizioni tessili locali, mentre Aurelio Manzi quello che illustra le tradizioni relative alla tintura vegetale ed un’interessante capitolo sulla coltivazione delle piante tintorie. Completano l’opera alcuni documenti ottocenteschi ed una bibliografia.

Eva Basile

1 – Quaderni di tintura naturale, Per erbe e per tinture all’Isola di Ponza, pag 1.

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