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L’Epoca Fiorucci rivive a Venezia

 

Il piano terra di Cà Pesaro

Il Museo di Cà Pesaro a Venezia ha in parte modificato il suo look in sintonia con la mostra dedicata alla figura di Elio Fiorucci ed agli articoli di moda ed accessori da lui progettati, aperta al 2° piano del Palazzo fino al 6 Gennaio 2019.

Si tratta di un importante sforzo per indagarne l’attività cercando di immergerci non solo sui prodotti realizzati ma, direttamente, nell’atmosfera e negli ambienti creati dagli architetti e dagli artisti che con lui hanno collaborato.

Il critico d’arte Gillo Dorfles introduce la sua carica innovativa in una conversazione con Aldo Colonetti del 3 Febbraio 2018:

“…le merci per Fiorucci non sono soltanto prodotti, rappresentano valori, pensieri, relazioni, modi di vivere, e proprio in questo risiede la ragione della ‘permanenza’ del suo lavoro, indipendentemente dal periodo storico e dal consumo degli stili, perché essere attuali vuol dire far prevalere il ruolo del ‘soggetto pensante’ rispetto al risultato empirico.

Si potrebbe affermare che Fiorucci ha fatto in modo che tutta la sua attività creativa non si consumasse nel proprio tempo ma via via acquisisse una sorte di potere ‘ermeneutico’ infinito…”

Negli interventi di presentazione della mostra è stata messa in luce la vocazione del Museo di Cà Pesaro ad indagare i rapporti tra moda, costume e linguaggio contemporaneo. E’ stata ricordata la mostra che vi si è svolta, dedicata a Chanel, anch’essa testimone di una rottura con la moda della sua epoca, ma che si rivolgeva ad un pubblico di élite mentre Fiorucci proponeva una moda per tutti.
E’ stato anche sottolineato il ruolo della fotografia in tutta l’attività di Fiorucci: la mostra permette di ben comprendere questo aspetto, nelle sale sono esposte delle gigantografie di foto accattivanti e trasgressive, frutto della collaborazione con Oliviero Toscani ed in un video se ne può ascoltare anche un ricordo.

La mostra permette anche di apprezzare “la passione per l’arte e l’architettura che portò Fiorucci a circondarsi di architetti come Sottsass, Mendini, Branzi, De Lucchi e di artisti del calibro di Keith Haring, Jean-Michel Basquiat, Andy Warhol, ai quali non chiedeva opere ma contributi creativi per realizzare luoghi, narrazioni, eventi dove protagonisti erano la persona e i suoi desideri.

Fiorucci è stato così il primo stilista a livello internazionale ad affidare ai più grandi architetti, grafici e designer la rappresentazione e la comunicazione dei suoi capi e accessori d’abbigliamento, intesi come estensione delle persone e della loro identità” (dalla presentazione).
In una sezione della mostra è possibile rivedere l’arredo, realizzato da Ettore Sottsass, per il negozio di Venezia.

E’ stato poi rilevato come Fiorucci sviluppò la sua attività dalla fine degli anni sessanta agli anni settanta e ottanta, anni terribili per l’Italia, caratterizzati dal terrorismo, dal grigiore della società in fermento. Lui portò a Milano lo spirito libero e trasgressivo della Swinging London e nel suo negozio chi entrava poteva godere un attimo di gioia!

Ed è la gioia ed un po’ lo spaesamento che coglie il visitatore nell’attraversare le sale dell’esposizione, bombardato dai mille oggetti variopinti e sempre diversi, dalle luci al neon dei soffitti, in un riuscito allestimento che ci immerge appunto nell’epoca Fiorucci.

Ognuno può quindi verificare in prima persona la sintesi che ne fa Aldo Colonetti: “Fiorucci è stato una sorta di Marcel Duchamp non solo della moda ma, si potrebbe dire, nel modo di disegnare le cose, gli spazi, le relazioni tra l’oggetto e la persona”. Come lui stesso scriveva, “per cercare idee nuove e progettare, è necessario guardare gli altri, andare al di là delle apparenze, leggere tra le righe dei linguaggi, non solo della moda ma soprattutto della vita quotidiana. Moda per me significa i diversi modi di vivere il proprio corpo, le proprie abitudini, così che ciascuno sia in grado di essere se stesso”.

Ancora Aldo Colonetti in occasione della presentazione a Cà Pesaro: “le merci non sono solo merci ma parlano all’anima”.

Nell’ultima sala uno spazio è affidato all’Ufficio attività educative del Muve. Le educatrici coinvolgono direttamente i visitatori con due proposte da realizzare: nella prima: “qual è il tuo outfit?” viene presentato un foglio con una figura da completare in cui il viso è sostituito da un piccolo specchio, e nella seconda la sagoma di una t-shirt deve essere disegnata  nello spirito dell’epoca Fiorucci. Sono poi previste attività per famiglie e, da Settembre, per le scuole.

Il corposo catalogo, edito dal Consorzio Museum Musei con progetto grafico e impaginazione di Sebastiano Girardi e Matteo Rosso riporta contributi critici e testimonianze di quanti hanno collaborato con Elio Fiorucci.

Epoca Fiorucci”, curata da Gabriella Belli e Aldo Colonetti, con Elisabetta Barisoni e con la collaborazione di Floria Fiorucci e dell’Archivio Fiorucci. Allestimento disegnato da Studio Baldessari e Baldessari, e la consulenza creativa e artistica di Franco Marabelli.

23.06.2018 – 06.01.2019 Venezia Cà Pesaro Galleria Internazionale d’arte Moderna

L’arredo creato da Ettore Sottsass per il negozio di Venezia
Panoramica di una sala

Gianpaolo Dal Maso

Ho lavorato nel settore pubblico: Sanità e Servizi Socio sanitari e sono in pensione da maggio 2011, tesso dal 2000 ed ho seguito corsi di tessitura con Sabrina Pandin e Paola Besana, di arazzo con Wanda Casaril e Patrizia Polese, di feltro con Eva Basile, Ruth Baumer, Seraina Rizzardini, Cristiana Di Nardo. Sono membro del direttivo del Coordinamento Tessitori e faccio parte della redazione nella rivista TessereAmano Partecipo al Gruppo per la tessitura a mano di Bassano.

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